Bastano incuria ed abbandono
Per cancellare un'anima autentica.
Basta un tocco di sensibilità
Per rianimare una testimonianza sepolta.
I profumi di questa terra di Lucania, la sua antica miseria e la vita dei suoi contadini che per secoli è trascorsa ai margini della storia, sono stati teatro intenso e profondo di notevoli ispirazioni letterarie.
Nei nostri mirabili centri storici si è pervasi da un senso surreale di antico e di misterioso dove nel silenzio delle vaste distese collinari si ode solo il rumore dei propri passi in sincronia con quello degli zoccoli dei somari.
La strategia progettuale è proprio quella di promuovere la necessaria valorizzazione della estesa e complessa area ambientale lucana facendo anche affidamento sulle risorse dell’Unione Europea in ambiti territoriali di notevole importanza paesaggistica.
Nell’attuale fase di forte attenzione dell’opinione pubblica nei confronti dei temi della natura, si scopre una nuova risorsa per incrementare il numero e la visitabilità delle aree protette della nostra regione, scrigno prezioso di territori di grande rilevanza naturalistica e non sufficientemente conosciuti.
Mi piace camminare all’interno dei vicoli lastricati di pietre levigate ed ascoltare, sorpreso, il rumore dei miei passi. Il silenzio mi avvolge e mi impaurisce. Manca il rumore sibilante dei freni dei bus, lo sferragliare delle ruote di acciaio dei tram, il clamore odioso dei clacson e l’opprimente boato che in sordina accompagna la vita della mia città.
Ritorno sui miei passi, la prospettiva del vicolo si stringe, mi schiaccia contro i muri imbiancati di calce. La luce del cielo mi accompagna con un gesto benevolo e mi guida verso il fondo dove immagino una foce radiosa straripante di emozioni.
Un portone aperto in legno fatiscente mi invita ad entrare. La penombra suadente all’interno mi incuriosisce e mi stimola ad avanzare. Sono all’interno di una casa vuota, abbandonata in fretta. Scarpe di cuoio accartocciate e reti di letto disordinate. Giacche e mantelli polverosi appesi come simulacri impolverati ai chiodi dei muri.
I pavimenti sono senza colore, senza materia. E’ come camminare su un sottile strato di cenere. Le mie suole lasciano impronte lunari. Sono precise e perfette, allineate verso l’unica direzione che conduce al fondo oscuro della casa. Le mie tracce sulla polvere sono allineate ed ordinate in silenzio e si mescolano, bizzarre, a quelle dei cani, delle galline, di misteriose creature notturne.
La casa è costruita con la Terra.
Sono i muri di terra cruda impastati con la paglia e con lo sterco dei somari. Sono i mattoni artigianali con cui si costruiva nel mondo. Dall’Europa, all’Africa, da Sanaa capitale dello Yemen, alla Basilicata, le case si costruivano con la terra; fango impastato, premuto nelle forme di legno e lasciato essiccare al sole. Materiali e tecnologie derivate direttamente dall’ambiente senza interventi invasivi e senza tecnologie.
Mi guardo attorno disorientato; ampie zone di muratura sono sbucciate, scortecciate, massacrate. E i miseri strati di intonaco lasciano trasparire sotto ad una pelle martoriata, una carne viva ferita, quasi sanguinante che nessuno ha potuto rimarginare.
Quando piove entrano gli spiriti maligni.
La pioggia diabolica profana l’interno della casa; con seducente abilità aggredisce il castagno indifeso del tetto provocandone il collasso, quindi, come una maledizione, si scaraventa contro i blocchi indifesi di terra cruda infierendo sulla loro vulnerabilità. E’ una pioggia maledetta che scioglie e divora la terra scavando nelle fondazioni intime dei paesi, premendo un suolo avido e spettrale fin sotto le porte delle antiche case di fango e pietra.
Ha inizio allora il lento sanguinamento dei mattoni di terra che si gonfiano e che poco a poco si sciolgono scivolando lungo i muri. Striature di un sangue antico, opaco, che scorrono lente fino al suolo. Un ricamo macabro di vene grossolane di colore marrone che rigano i muri rincorrendo gli avvallamenti dell’intonaco superstite.
La casa resisterà ancora, per qualche tempo, poi verrà trasformata in un immenso Squaglio di Cioccolata.
Ecco nascere una nuova consapevolezza: il rispetto per i racconti e le storie del nostro passato che suggeriscono l’uso di nuove tipologie di intervento fondate non sul cieco ed irresponsabile consolidamento che rischia di alterare e cancellare i valori testimoniali dei nostri centri storici, ma piuttosto sulla “cristallizzazione” di ciò che di autentico è rimasto e sulla sensibilizzazione degli animi posti a contatto con realtà testimoniali non mistificate.
Noi tecnici troppo frequentemente trascuriamo questi aspetti e gli interventi di ristrutturazione delle nostre antiche residenze finiscono spesso per trasformarne integralmente le strutture, i materiali, le fantastiche artigianalità, sfornando case snaturate, nuove, con vetri brillanti e tegole allineate.
E’ vero che, in assenza dei dovuti accorgimenti chirurgici, con i terremoti, sono destinate a scomparire del tutto. Altrettanto vero è che vengo assalito dagli scrupoli ogni qualvolta si debba affrontare il tema di una ricostruzione. Emergono i dubbi, la sensibilità e l’accortezza necessaria per evitare interventi falsi e mistificanti.
Probabilmente sarebbe più corretto parlare di "Rianimazione". Interventi cioè mirati e studiati sulle strutture esistenti che possano riattribuire loro un’anima che il tempo con indifferenza ha progressivamente cancellato.
Interventi che nella loro essenza integralista vorrebbero non alterare nulla rispetto a quanto la natura, la storia, i racconti o gli eventi calamitosi abbiano già fatto.
Una nuova risorsa per il futuro dove ogni oggetto rimane incollato al suo posto originale cosparso della polvere autentica che lo ha conservato nel tempo per poter cogliere con orgoglio l’attenzione incredula e curiosa del visitatore stupito di trovarsi, come d’incanto, in un ambiente intatto nel quale nulla è mutato e dove potrà dirsi interamente soddisfatta la corrispondenza precisa tra un territorio e la storia che lo ha caratterizzato.
Lodovico Alessandri
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